Tutte le performance di Signal X

Erick Abecassis – Chrisalide
Chrysalide è un progetto solista costruito intorno a uno strumento ibrido: un grande sistema modulare analogico interfacciato con un pc e uno strumento a corde (chitarra/basso). Il suono viene restituito al pc dai moduli, spazializzando il flusso sonoro. La musica, che sia composta o improvvisata, è costituita da textures polifoniche, onde di droni e noise che donano al pubblico una sensazione di immersione totale nella sensazione della musica.

 

Barbara Held – Starting from zero
Una performance improvvisata che “collabora” con lo spazio acustico, trasformandosi in un’installazione sonora in evoluzione continua. Il delicato, trasparente spettro sonoro del flauto è filtrato e rinforzato fino a riempire gradualmente lo spazio. Liberamente ispirato alla “Lecture of Nothing” di John Cage
«There seemed to be no truth, no good, in anything big in society. But quiet sounds were like loneliness, or love or friendship. Permanent, I thought, values, independent at least from Life».

 

Matthieu Prual solo – mï inside walks
«I miei percorsi interiori diventano una musica che immagino ampia, capace di innalzarsi dalleprofondità fino all’infinito. Una musica fatta di ritmi agili, litanie infantili e spazi sospesi, ditessiture e canti dispiegati. È una camminata tra questi paesaggi sonori e musicali, che esploro edomo lentamente, con gambe particolari: il mio respiro e i miei strumenti».

 

BJ NILSEN – Electric Country
Nato da un viaggio nel parco nazionale del Gran Paradiso, il progetto esplora le attività e i suoni della regione. Ore di materiale sonoro registrato, che spaziano dai microscopici suoni all’interno della terra alle forti tempeste di fulmini sulle montagne. I suoni saranno presentati in anteprima dal vivo e manipolati elettronicamente, dando vita a un’immersione, un viaggio nella “Campagna Elettrica”.

 

Juan Manuel Castrillo – NĀDA
Nāda, o naad, significa suono in Sanscrito: la meditazione sul suono si basa sul fatto che tutto è prodotto da energia sonora: un suono che non è intrattenimento, ma un modo di connettere se stessi e il resto dell’universo. Ma cosa succede se si è esposti a un duro, costante muro di suono? Le proprietà spirituali risiedono nel suono o nell’attitudine dell’ascoltatore? È possibile arrivare a uno stato meditativo, per mezzo di droni e presentando ogni suono con la minore variazione possibile?

Giovanni Lami – SOLO
Il nastro magnetico come substrato ultimo per superfici di suono ruvide, sporche, indefinite. Un registratore a bobina, un mixer, due microfoni utilizzati direttamente su nastro e macchina, pochissimi campioni. Un lavoro statico ma in continuo divenire, all’interno del quale differenti livelli di suono polverosi – come il il nastro stesso, che rimanda alla memoria e alla degradazione – si avvicendano e interagiscono l’uno con l’altro, dando origine a una narrazione su più livelli.

 

JONAH – mix e live electronics
Alla stregua dei maestri sushi giapponesi, JONAH ci invita nella sua cucina sonora. Prepara, taglia, combina abilmente ingredienti e spezie, sfodera utensili sorprendenti per farci assaporare una musicaritmata multicolore farcita d’ironia e poesia.

 

Enrico Malatesta – Tamburi, dispositivi di playback
La performance presenta pratiche dedicate al suono del tamburo, al rapporto tra materiale-prensilità-spazio e al ritmo, inteso come configurazione di eventi in un contesto specifico. Attraverso una personale ricerca all’atto di percuotere e alle modalità di ascolto, Enrico Malatesta presenta a Signal, per la prima volta in Italia, una performance per strumenti a pelle e dispositivi di playback che valorizza il comportamento ritmico dello spazio strumentale e dello spazio soggettivo in un moto sonoro collocato indefinitamente tra musica e sound art.

 

Noisedelik – Anatomia del silenzio inesistente
Silenzio? Veramente silenzio non è mai: lo affermò John Cage, grazie agli esperimenti condotti all’interno di una camera anecoica. «In quella stanza silenziosa udii due suoni, uno alto e uno basso. Così domandai al tecnico di servizio perché, se la stanza era tanto a prova di suono, ne avevo udito due. Rispose: ‘Il suono alto era il suo sistema nervoso in funzione, quello basso il suo sangue in circolazione’. Dunque, non esiste una cosa chiamata silenzio. Accade sempre qualcosa che produce suono».

 

Produzione originale di Heuristic Associazione – Nuances
Stefano Casta, chitarra e live electronics – Antonio Farris, contrabbasso e live electronics – Caroline Wehbe, oggetti sonori
“Nuances” è uno sguardo obliquo verso luoghi insoliti. Un punto di vista segreto, intimo, alla ricerca di possibilità in interstizi nascosti. Improvvisazione e struttura si intersecano in un susseguirsi di eventi che guardano al silenzio come obiettivo irraggiungibile.

Alessandro Olla (TiConZero) e Fabrizio Casti (Spaziomusica) – Esercizi di vertigine
Le immagini, i suoni acustici, i suoni elettronici e ogni ulteriore componente sensibile risponde alle esigenze espressive delle altre: prende forma una macrocomposizione audio/video in cui, senza intervalli, ogni frammento musicale e visivo si collega, lega, unisce in continua alternanza tra udibile e non udibile, visibile e non visibile, in un rito le cui coordinate spaziali, temporali e performative sono tracciate da segni chiari e insieme enigmatici e sedimentati nel tempo.

PJUSK – Solstøv
Solstøv è un album basato interamente sul suono della tromba (suonata da Kåre Nymark jr), sia naturale che processato. Pjusk lo esplora sia come strumento acustico delicato, che come generatore e fonte materiale di toni e nuance. Solstøv, il sole, il pulviscolo… esteso, mutevole, senza peso e scintillante. Un lavoro che canalizza il paesaggio norvegese in tutta la sua estrema bellezza; il gelo, il calore, il suo posto nell’universo: come sedersi in silenzio in una notte senza fine.

Pietro Riparbelli – Vacuum
Field recordings registrati in ambienti vuoti ed un fluente e sinuoso scorrere di flussi melodici e ricche textures analogiche da sintetizzatori italiani degli anni ’70, conduce ‘Vacuum’ verso gli angoli sperduti della stratosfera.
Un viaggio interiore nel vuoto, una ragione convincente per esplorazioni sulla soglia del nulla, verso vaste regioni di silenzio.

Domenico Sciajno – Vertex
Performance audiovisuale basata sulla generazione di paesaggi sonori in lenta evoluzione, le cui onde sonore sono rappresentate nella forma di un’emissione di luce. Il materiale sonoro e visivo sono uniti in una prospettiva personale e innovativa: i processi generati dal computer coesistono in relazioni sinergiche, aprendo la porta d’accesso a un mondo immaginario dove complessità e semplicità si alternano e combinano in una simbiosi astratta e ipnotica.

 

Svart 1 (Raimondo Gaviano) – SdiM 008<>015
Una ricerca sulle relazioni esistenti tra i vari silenzi durante le stagioni, sul senso dell’ascolto e del silenzio e le prospettive poetiche/evocative dei suoni e delle immagini. È un omaggio a un luogo della memoria collettiva, un lavoro site-specific realizzato dall’artista audiovisivo Raimondo Gaviano (Svart1) dal 2008 a oggi. Per la performance a/v saranno impiegati fonografie, video processati live e suoni creati e modulati digitalmente esclusivamente con oggetti raccolti dentro il perimetro delle Saline di Molentargius.

Marc Villanova – MUT
MUT significa “muto” in Catalano. Rendendo muto lo strumento, si mettono a tacere la tradizione e le dicotomie fra musica classica e jazz, per raggiungere una nuova gamma di suoni. MUT crea un’esperienza musicale profonda e un discorso coerente, ottenendo come risultato un suono completamente elettronico prodotto da uno strumento acustico, processato live. Il solo è una performance in cui gesti, espressione corporea e immagini giocano un ruolo essenziale nell’accompagnare il suono.

Deborah Walker, Sandra Giuralongo – Be Silent
Confrontarsi con l’idea del silenzio per un musicista può sembrare una contraddizione, un abdicare al proprio mestiere. In realtà il silenzio è condizione indispensabile all’esistenza stessa della musica, sostanza volatile che la incornicia e la contiene. È il veicolo che invita all’ascolto di qualsiasi suono. La performance, supportata da registrazioni, immagini e azioni visive, presenta visioni e sfumature del silenzio, brani di artisti contemporanei che hanno composto (con) il silenzio.

Arturo Moya – Negare la voce data // Dare la voce negata
dittico: installazione + performance

Negare la voce data
Un muro sonoro in cui l’unica possibilità di comprensione sembra essere la negazione, l’unica interazione possibile è ridurre gradualmente la voce al silenzio, qualunque sia il contenuto del discorso o la persona che lo pronuncia.

Dare la voce negata
Nell’epoca della violenza e della convivenza tra le voci, si evidenzia un territorio anfibio dove il ‘dire’ e il ‘non dire’ scambiano continuamente processi e ruoli; interruzione reciproca che innesca la possibilità di un ascolto della collisione e uno scambio di segnali al limite della intelligibilità.